In tanti non vedevamo l’ora di ritrovarci per la nostra seconda gita dell’anno; tante facce conosciute ma anche tante facce nuove che ringraziamo per essersi unite ed aver partecipato con simpatia ed entusiasmo alla nostra iniziativa!
Come sempre tutti puntuali al nostro ritrovo, pronti in macchina e via!
Ci accorgiamo di essere nel posto giusto quando troviamo davanti a noi un mulino; proprio questo mulino a vento del 19° secolo infatti, unito al nome della famiglia, ha dato il nome all’azienda che visiteremo stamani: il Molino di Grace.
Come si può facilmente presupporre dal nome, la famiglia Grace ha origini americane, è arrivata nel Chianti nel 1997 quando Frank e la moglie Judi decisero di acquistare una proprietà a Panzano.
Il territorio dell’azienda è grande circa 20ha, si sviluppa tra i 280 ed i 450 metri ed ha un orientamento delle vigne a Sud, Sud-Ovest e a brevissimo farà parte della U.G.A. Panzano.
I vigneti più vecchi sono quelli di Merlot (utilizzato insieme al Sangiovese per uno dei due IGT dell’azienda), hanno circa una trentina di anni e per questi viene utilizzato il sistema d’allevamento a cordone speronato mentre le vigne nuove (Sangiovese, Colorino, Canaiolo) sono allevate a Guyot.
Grazie ai terreni ricchi di galestro (insieme ad Alberese e Pietra Forte, quest’ultima tipica delle zone di Panzano e Montefioralle), i vini riescono ad avere sempre una trama fine ed elegante anche in annate particolarmente piovose in quanto proprio questo tipo di terreno riesce a conferire a questi vini grande mineralità, complessità e longevità.
In questo periodo le viti sono state già potate e legate (qua vengono utilizzati dei gancini per evitare l’utilizzo di plastica), anche stavolta il meteo ci ha voluto bene ed è piacevole passeggiare in vigna.
Dopo aver goduto del panorama, ascoltato i racconti e gli insegnamenti di Iacopo, il nostro accompagnatore, ci spostiamo in cantina dove troviamo i contenitori in acciaio prima, e successivamente una vetrata ci permette di scorgere quelli in legno: botti grandi, botti piccole, tini, barriques e tonneaux. Qua ci aspetta anche un’elegante sala pronta ad accoglierci per la degustazione.
Insieme a qualche gradito prodotto del territorio, questo è quanto abbiamo avuto il piacere di assaggiare:
- Chianti Classico DOCG 2020 – 14% (100% Sangiovese); 12-14 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia di circa 20 anni che hanno perciò rilasciato poco al vino; il legno infatti al naso non si sente, domina un bel frutto che ritroviamo anche in bocca. Il sorso è gradevole anche se ancora non perfettamente equilibrato.
Ciò che salta immediatamente agli occhi è l’elevata pigmentazione, che ci dicono essere caratteristica dell’annata in quanto la produzione è stata dimezzata (circa 380hl).
- Chianti Classico Riserva DOCG 2019 – 14% (100% Sangiovese); 18 mesi tra barriques e tonneaux francesi vecchi. Frutto della selezione di uve provenienti da parcelle diverse, ha una produzione di metà bottiglie rispetto al Chianti Classico (circa 20.000). Anche qua si percepisce una bella presenza di frutto anche se in maniera minore e più elegante rispetto al primo vino assaggiato. Caratterizzato da una spinta acida più “vibrante”.
- Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2018 “Il Margone” (100% Sangiovese); la menzione Gran Selezione è specifica del Chianti Classico e nasce nel 2014 per contraddistinguere vini prodotti da uve di esclusiva pertinenza aziendale e che abbiano fatto un invecchiamento minimo di 30 mesi di cui almeno 3 in bottiglia. Quasi tutti i produttori sono usciti con l’annata 2020, e costituisce circa il 6% di tutta la produzione di Chianti Classico.
Vino molto elegante, in bocca strutturato e complesso con tannini morbidi ed avvolgenti ed un finale persistente.
- IGT Gratius 2017 (90% Sangiovese, Canaiolo, Colorino); IGT per scelta. Il 2017 è stata un’annata calda, buona per il Sangiovese. Aromi di ciliegia e piccoli frutti neri, in bocca si percepiscono dei tannini leggermente più spigolosi caratteristici del prodotto.
- Siamo fortunati, e Iacopo ci onora anche di una degustazione non prevista; ci spilla infatti direttamente un assaggio della Gran Selezione DOCG 2019 attualmente in fase di approvazione. Prodotto che promette davvero bene e che i 6 mesi di bottiglia che ancora gli mancano armonizzeranno i componenti per farlo diventare un ottimo vino.
Non possiamo far a meno che acquistare qualche bottiglia e fare un assaggio al volo del loro Vin Santo 2008 prima di spostarci a Greve in Chianti per il pranzo. Lo chef Massimo e la troupe dell’Osteria “Soloperpassione alla cantoniera” ci stanno aspettando con un bell’antipasto toscano, ravioli al ragù di chianina, una bella grigliata mista, contorni, dolce, vino e caffè!
Non ci diamo il tempo di rilassarci al solicino altrimenti non ripartiremmo!
Anche il nostro pomeriggio parla americano…stavolta con Giusy, che ci accoglie nell’azienda Monte Bernardi proprietà dal 2003 di Michael Schmezler, agronomo ed enologo. Si tratta comunque di un’azienda che ha una storia antica visto che esiste già dal 1085 circa ed ha prodotto la sua prima etichetta nel 1992.
La proprietà è costituita da due terreni di circa 10ha ciascuno; uno proprio ai piedi della casa, l’altro pochi metri più distante ma anche questa poca distanza basta per determinare terreni, clima, caratteristiche diverse.
Il primo appezzamento è quello che fino ad ora era stato il più “importante” per l’azienda in quanto quello dedicato alla produzione del loro cavallo di battaglia, il “Retromarcia”. Terreno più fresco e sassoso, ricco principalmente di Pietra Forte che per il colore chiaro caratteristico è in grado di riflettere la luce e ciò determina sull’acino la crescita di una buccia più spessa e quindi l’ottenimento di tannini più strutturati.
Adesso il terreno “storico” dovrà vedersela con il nuovo arrivo, l’altro terreno che invece ha un clima più caldo, una conca ricca di galestro dove l’aria ribolle. Questo nuovo appezzamento è il padre di “Sangiò”, il nuovo arrivo in casa Monte Bernardi, che proprio per le caratteristiche del terreno esprime dei sentori di buccia d’arancia.
Anche qua ci troviamo in un momento di “calma in vigna”, viti potate e legate, qua si utilizzano i salci che permettono di accogliere la pianta mentre cresce senza strizzarla.
Prima di passare all’assaggio visitiamo la cantina con i contenitori in acciaio sotto una pergola mentre le botti in legno ed i contenitori in cemento non vetrificato (utilizzati principalmente per le riserve) si trovano in due piccole stanze.
- Sangiò DOCG 2021 – 13,5% (100% Sangiovese); presenta note ricche di frutto, in particolare frutti scuri e croccanti, ancora è molto giovane ed i prossimi anni gli serviranno per integrare al meglio tutti gli aromi.
- Monte Bernardi Chianti Classico DOCG Riserva 2020 – 13,5% (95% Sangiovese, 5% Canaiolo); viene dalle vigne vecchie e fa 24 mesi in legno. I tannini si sentono ma sono ben integrati, si percepiscono su tutta la lingua, non solo lateralmente; è un Sangiovese gentile…sarà per questo che alcuni del gruppo lo hanno definito come: “Questo è bellino”!
- Tzingarella IGT 2021 – 14% (Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Colorino); si riconoscono bene il Cabernet ed il Merlot; blend curioso e di facile beva.
Ma visto che “il primo amore non si scorda mai”, tanti non vogliono andar via senza aver riassaggiato il cavallo di battaglia (o assaggiato per chi non lo aveva mai fatto) per cui chiediamo di poter degustare anche una bottiglia di Retromarcia DOCG 2021 – 13,5% (100% Sangiovese); questo affina per il 70% in legno ed il 30% in cemento.
Siamo arrivati al momento degli acquisti, poi ci salutiamo e ripartiamo, contenti ed arricchiti da questa giornata spensierata; non prima però dell’immancabile foto di rito ovviamente con la nostra bandiera Fisar Prato che sventola e ci aspetta per la prossima gita.
Articolo di Sara Bessi