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ROMAGNA ALBANA DOCG

Lo spirito cordiale dei romagnoli ben si esprime in questo avvolgente vino dalla forte personalità

 

Stavolta la nostra trasferta fuori regione ci porta in Emilia-Romagna, più precisamente nelle province di Faenza e Imola alla scoperta di un vitigno conosciuto al nome ma forse poco usato sulle nostre tavole: l’Albana di Romagna, che vanta il primato di essere il primo vino bianco ad essere stato insignito della DOCG in Italia.

Partiamo dal nostro ormai solito punto di partenza, navigatori settati in direzione Faenza, più precisamente in località San Biagio Vecchio (o Antico), da cui appunto prende il nome la prima cantina che visitiamo quest’oggi. Ad accoglierci c’è già Lucia, sorridente e gentilissima padrona di casa che ci fa sentire subito a nostro agio con il suo spirito romagnolo.

L’azienda è recente, nata nel 2004 dai sogni e dal volere di Andrea ma in realtà i terreni hanno una storia ben più lunga. In questa località, infatti, esisteva quella che era la Pieve della città, la Pieve di San Biagio, che nei primi anni del ‘900 fu trasferita più in pianura e questa struttura diventò quindi San Biagio Vecchio. Fu poi abbandonata e successivamente recuperata da dei pastori che per un periodo la sfruttarono come casa, stalla e fienile, finché nel 1967, il Vescovo di allora, affidò la cura di San Biagio Vecchio a Don Antonio Baldassarri, un parroco “vignaiolo”. Don Antonio decide di trasformare l’ex-chiesa in ristorante ed il fienile lo dedica alle vasche di fermentazione e alla cantina.

Nel 2004 Andrea, studente di giurisprudenza, decide di cambiare vita, lascia tutto e si dedica ai preziosi insegnamenti di Don Antonio che ben presto gli “affida” il podere sotto lo sguardo attento di Mario Bosi (soprannominato dagli amici “Lumè”, lumicino), valido “bracciante” della vigna.

Andrea ha ormai incamerato esperienza e trucchi del mestiere, insieme alla moglie Lucia gestisce la Cantina San Biagio Vecchio che attualmente conta 11 ha di terra che guardano la Torre medievale di Oriolo dei Fichi e la pianura fino al mare Adriatico. Si tratta di tre poderi: quello centrale di San Biagio Vecchio di meno di 3 ha, quello di Terbato (in affitto) e dal 2006 il nuovo acquisto di Cà di Frè.

I vitigni coltivati sono:

  • Albana, caratterizzata da foglie apicali bianche con un contorno leggermente rosato ed il colore verde delle foglie un po’ più spento rispetto alle altre varietà
  • Trebbiano Romagnolo
  • Malvasia Aromatica di Candia
  • Sangiovese
  • Centesimino

 

Quest’ultimo è un vitigno semiaromatico tipico della zona di Torre d’Oriolo salvato dall’estinzione. Sembra essere un mix di Moscato Violetto e Sangiovese, e Terbato è proprio il luogo in cui il Centesimino è stato salvato. Questo inizialmente era conosciuto con il nome di Savignon Rosso ed era utilizzato per produrre vino da tavola, vino quotidiano oppure come vino da taglio. Alla fine dell’800 però, la fillossera non lascia scampo nemmeno a lui che rischia seriamente di perdersi. Ma forse c’è ancora qualche speranza…qualche anno più tardi, infatti, nella corte interna di un palazzo del centro di Faenza, viene trovata una pianta sana di Centesimo che il proprietario Pietro Pianori decide di salvare innestandola sul piede della vite americana nel Podere Terbato. È da allora che i faentini cominciano a chiamare il Savigno Rosso con il soprannome del suo “salvatore” Pietro Pianori, ovvero Centesimino (a causa della sua tirchiaggine). Qualche anno dopo, Don Antonio vorrebbe ripiantare il Centesimino nel Podere di San Biagio Vecchio affidandosi alla selezione massale, ovvero la tecnica che permette la riproduzione di un intero vigneto, mantenendo la massima variabilità genetica all’interno della stessa varietà di vite. In pratica, le piante vengono riprodotte partendo

 

dalle marze (tralci di vite) scelte in un vigneto, innestate e lasciate crescere in vivaio prima di essere trapiantate nel nuovo vigneto. I filari diventano come uno spartito musicale, ogni clone è una nota diversa che nel calice si trasforma in melodia con tutte le possibili sfumature.

Ma entriamo un po’ nel dettaglio di oggi: ci troviamo nella DOC Romagna Sangiovese, nella MGA Oriolo dei Fichi (chiamata così per la caratteristica di essere una zona in cui la pianta del fico cresce inaspettatamente bene grazie al clima temperato e mediterraneo), a circa 200 mt s.l.m.

Per iniziare la nostra visita, Lucia ci porta direttamente in vigna, nel Podere Terbato, tra i filari, le erbe aromatiche (acacia, menta nepitella, menta piperita, ecc.) ed insoliti volatili (come il gruccione, una coloratissima e velocissima rondine africana). Ci spiega che l’areale di Oriolo è caratterizzato da tre tipologie di terreni caratteristici: le SABBIE PLISTOCENICHE, che presentano bolle in affioramento alternate da ARGILLA CALCAREA e le ARGILLE ROSSE che donano grande vigoria al vino.

 

Anche il clima varia da un appezzamento ad un altro; solitamente si ha un clima piuttosto temperato ma non mancano zone che godono di un respiro più freddo, che quindi sono gli ultimi che arrivano a maturazione mantenendo una spiccata acidità e che inoltre spesso vengono attaccati dalla muffa nobile. Le uve che presentano la botrytis vengono scelte per andare a produrre il vino che prenderà il nome di “Sabbia gialla”, mentre le altre, surmature, vengono messe a macerare in anfore georgiane e quindi utilizzate per le bottiglie di “Anforghettabol”, la vendemmia tardiva.

Torniamo verso San Biagio Vecchio dove la nostra visita continua in cantina, dove vediamo le vasche in acciaio usate per la fermentazione e la produzione di circa 35.000 bottiglie/anno.

Adesso la curiosità è tanta e presto Lucia ci propone la degustazione dei loro vini piacevolmente accompagnati a prodotti tipici della zona, tra i quali un’antica varietà locale di grano tenero, il Gentil Rosso, crescione, formaggi, salumi di mora romagnola e crostate.

 

  • TASSO BARBASSO – IGT RAVENNA FRIZZANTE: 100% 2021 – 11%.

 

Come la Cantina lo descrive, “un vino dissetante, da stappare quando fa troppo caldo, troppo freddo, quando vuoi festeggiare, quando vuoi stare bene!”

Si tratta di un rifermentato in bottiglia, sur lies. Delicato al naso, i profumi sono poco intensi, in bocca fresco e sapido per una buona beva.

Curiosità sul nome: il Tasso Barbasso è un’erba spontanea usata per le malattie dei bronchi. È stato ripreso questo nome come auspicio per il vino di poter essere “rimedio e ristoro per la mente e per il corpo”.

In etichetta, una simpatica rappresentazione di Olivia e Lorenzo, i figli di Lucia ed Andrea, “a cavallo” del tasso barbasso.

 

  • CACCIABRUCO – IGT RAVENNA BIANCO: 40% Albana, 40% Trebbiano, 20% Malvasia aromatica di Candia macerata una settimana sulle bucce. 2021 – 13%

Subito riconoscibile la nota aromatica della malvasia che però non rende disarmonico il vino grazie al bilanciamento dato dal corpo e dalla nota salina dell’Albana.

In etichetta un buffo disegno della faccia di Lucia fatto da Olivia all’età di due anni.

 

  • SABBIA GIALLA: 100% Albana. 2021 – 14%

Questo vino è il frutto di più raccolte nell’arco di un’unica vendemmia per seguire al meglio la giusta maturazione delle uve. La raccolta infatti va all’incirca dal 20 Agosto al 20 Settembre di ciascun anno, con la prima raccolta si parte da una base acida dove si va via via a costruire, con le successive raccolte, tutto il resto della struttura.

Il vino fa un giorno di maturazione sulle bucce, presenta un colore giallo dorato intenso. Al naso spiccano i sentori di fiori gialli, miele di acacia, mandorla fresca, camomilla. In bocca, la sapidità e la mineralità si accompagnano al miele, allo zafferano, alla zagara, alla mandorla e alla scorza d’arancia.

 

  • PORCALOCA! – ROMAGNA DOC SANGIOVESE SUPERIORE: 100% 2021 – 13%

Nel calice si presenta con un colore rosso rubino intenso. Al naso un intenso bouquet di fiori rossi come la viola e di frutti rossi maturi, la mora, il mirtillo, la fragola. Dopo aver ossigenato un po’ nel bicchiere si sprigionano anche alcuni aromi di speziatura.

In bocca troviamo un vino con un’ottima beva che chiude con un piacevole finale che ci ricorda la mora e che ben si accompagna a salumi, formaggi e crescione.

 

  • MONTE TARBATO – IGT RAVENNA CENTESIMINO: 100% 2019 – 13%

Al primo impatto al naso ci si imbatte in una nota di zolfo caratteristica del vitigno che piano piano si alleggerisce con l’ossigenazione. Oltre a questa emerge una nota terrosa, di humus ed una nota balsamica.

In bocca il vino risulta armonico con una giusta nota tannica.

 

  • LUME’: 100% 13%

Passito rosso che sprigiona tutta la naturale dolcezza dei grappoli surmaturati in pianta. Un vino che ben accompagna la nostra ottima crostata di more.

 

Dopo questo bell’inizio siamo proprio curiosi di continuare la nostra giornata, non prima di aver fatto la foto di rito insieme a Lucia e alla nostra bandiera Fisar!

Ci spostiamo adesso nella provincia di Imola, alla scoperta dell’azienda Monticino Rosso, dove Gianni e Luciano ci attendono.

Il tempo ancora ci vuole bene e quindi approfittiamo per iniziare la nostra visita in mezzo alle vigne.

Anche per questa, si tratta di un’azienda a conduzione familiare, con un totale di 40 ha di vigne e 7 ha di albicocchi.

L’azienda nasce già intorno agli anni ’60 in un podere vicino e poi si è allargata con quello sul quale poggiano adesso i nostri piedi.

La scelta è stata quella di lasciare bosco dove possibile, installare pannelli fotovoltaici per l’autoproduzione dell’energia necessaria alla produzione del vino, e all’investimento in vari macchinari che rendono questa un’azienda 4.0.

Anche qua ovviamente troviamo l’Albana, coltivato con la classica pergoletta romagnola, ma anche Pignoletto, Malvasia di Candia, Sangiovese, Barbera e Cabernet Sauvignon. Tutti questi contribuiscono alla produzione di circa 150.000 bottiglie/anno.

 

Le uve a bacca bianca vengono trattate con una pressa sottovuoto che consentono un trattamento ancora più delicato rispetto alla pressatura soffice, andando ad agire per depressione anziché per schiacciamento. La pressa viene refrigerata a partire già da due ore prima dell’utilizzo e durante il processo l’azoto prodotto viene recuperato in un polmone. La macchina è dotata inoltre di un controllo in continuo che permette di monitorare in ogni momento se si sta estraendo mosto fiore o torbato.

Le uve a bacca rossa, invece, fermentano con le bucce.

Ci spostiamo in cantina, qua troviamo la sala con i fermentatori in acciaio utilizzati per le uve a bacca rossa. I tini vengono caricati dall’alto, per caduta e la fermentazione inizia a chicco intero. In questo modo le bucce tendono a venire a galla, per questo, circa un paio di volte al giorno, si ricorre alle follature in modo da riabbassarle.

Questa sala è stata praticamente costruita scavando nel terreno, in modo che sopra al soffitto ci sia la terra e quindi un ambiente più fresco.

Poco distante troviamo la barricaia dove il profumo del mosto ci inebria. La visita ovviamente non è finita, passiamo all’assaggio!

 

  • PAS DOSE’ BLANC DE BLANC – METODO CLASSICO: 100% Millesimato 2019 36 mesi sui lieviti.

L’intero processo per la produzione del metodo classico viene svolto in azienda. Questo vino spumante presenta una bolla estremamente fine e persistente.

All’assaggio risulta tagliente ma non aggressivo, richiama la bevuta.

La salivazione è immediata e persistente, ha una spiccata acidità ed una nota citrina importante.

 

  • ROMAGNA DOCG – ALBANA SECCA: 100% 2022 – 13,5% Profumi intensi di pesca tabacchiera e mineralità.

Anche in bocca è presente la pesca tabacchiera che si accompagna a sentori di fiori bianchi, frutti bianchi, ginestra ed un finale ammandorlato.

 

  • CODRONCHIO ROMAGNA DOCG: 100% Albana. 2021 – 14%

Si tratta di una vendemmia tardiva con leggero attacco di botrytis. Consigliata una temperatura di servizio di 10-11°C.

Al naso si percepiscono leggeri sentori di idrocarburo.

In bocca, i profumi tipici dell’Albana sono sorretti da una bella struttura; per questo Luciano ci consiglia l’abbinamento con piatti tipici della zona come cappelletti in brodo, passatelli, parmigiano reggiano ma anche tartufo, fois gras, tartare, faraona e coniglio.

 

  • CODRONCHIO ROMAGNA DOCG: 100% Albana. 2016 – 14% Rispetto al precedente 2021, questo presenta un bel colore

Questi anni in più donano al vino note terziare ed un accenno passito. Finale ammandorlato.

 

  • ROMAGNA DOCG ALBANA PASSITO: 2019 – 13,5%

Appassimento in vigna e affinamento di due anni in barrique per un vino passito molto bilanciato fra dolcezza e acidità.

 

Arriviamo così a fine giornata. Anche stavolta la voglia di condividere qualcosa insieme e la scoperta di cose nuove ci ha permesso di trascorrere una bella giornata felice! …mi raccomando…ci vediamo a Giugno!

 

 

Articolo di Sara Bessi