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MEMORIE DI UNA VERTICALE

06 MAGGIO 2023
Villa di Capezzana Carmignano docg
dal 1974 al 2019

Il 06 Maggio scorso la famiglia Contini Bonacossi ha aperto le porte della Villa storica di Capezzana alla delegazione Fisar di Prato per una Verticale di Carmignano docg dal 1974 al 2019 condotta da Giampaolo Zuliani.

Nel 1974 si svolgeva in Italia il primo referendum abrogativo, la Lazio vinceva il suo primo scudetto, il boss mafioso Luciano Liggio veniva arrestato ed io ero appena nata. Sempre nel 1974 a Capezzana si produceva un ottimo Carmignano che quarantacinque anni dopo fa da apripista alla nostra verticale.

In realtà il Villa di Capezzana si produce dal 1925, dopo soli cinque anni dall’acquisto della Tenuta da parte di Alessandro Contini Bonacossi.
La proprietà si estende per 670 ettari di cui 75 a vigneto, 140 a uliveto e il resto boschivo. L’azienda si trova all’interno del “Barco Reale”, l’antica riserva di caccia istituita dal Granduca Ferdinando II de’ Medici nel 626 e ha mantenuto nei secoli la sua integrità.

Solo nel secondo dopoguerra sotto la direzione di Ugo Contini Bonacossi, nipote di Alessandro, la Tenuta si trasforma da conduzione mezzadrile ad azienda moderna.

In origine il Villa di Capezzana è un blend di Sangiovese, Cabernet e Canaiolo nero, oggi è 80% Sangiovese e 20% Cabernet Souvignon perchè da sempre il Cabernet a Carmignano è considerato un vitigno autoctono al pari del Sangiovese.

La presenza di questo vitigno è infatti attestata nell’uvaggio del Carmignano da oltre cinque secoli: si narra che i primi vitigni siano stati trapiantati su queste colline per desiderio di Caterina de’ Medici anche se a Carmignano la vite si coltivava già nell’epoca preromana, circa 3000 anni fa e Capezzana, tra le più antiche aziende vinicole toscane, produce qui vino dall’804.

La posizione privilegiata con il Montalbano alle spalle e gli Appennini di fronte che garantiscono forti escursioni termiche insieme ai terreni eterogenei misti di argilla, tufo, galestro e alberese rendono questo luogo unico e soprattutto vocato alla produzione di vini estremamente eleganti e longevi.

Non sono tante le aziende toscane che vantano una cantina storica come quella di Capezzana quindi, pieni di aspettative e non senza tradire una certa emozione, ci sediamo ed iniziamo la degustazione.

Come sottolinea Giampaolo Zuliani, egregio conduttore di questo viaggio, “questa non è solo una verticale, ma un percorso di storia” perchè quando si copre un gap temporale così lungo i parametri sociali ed i riferimenti storici sono diversi e tra un vino del 1974 ed uno del 2019 non solo c’è un abisso enologico e climatico ma anche culturale, le tendenze cambiano così come le esigenze di mercato e quello che si rischia di perdere è proprio l’identità.

A Capezzana forse per le profonde radici nel territorio, forse per quella sensazione di famiglia che si respira in ogni angolo, pur essendo vini con caratteristiche diverse, si ritrova lo stesso stile in ogni bicchiere.

Accanto al 1974 ci sono il 1988, 1998, 2005 e due annate recenti il 2011 e il 2019.

1974 alc. 12,80% da una vendemmia sfociata a Novembre, poca produzione ma molto elegante. Di colore granato intenso, al naso è ancora complesso con le sue note di prugna, liquirizia, china, rabarbaro, tabacco e cuoio. Al palato i tannini sono vellutati e ben fusi nella matrice. Il sorso, sorprendentemente fresco, lascia immaginare ancora tanti anni di vita. Finale ampio e persistente con un piacevole ritorno di note tostate di cacao e caffè.

1988 alc. 12,79% L’estate è stata molto asciutta, Settembre caratterizzato da lievi precipitazioni e Ottobre molto umido e piovoso
Rosso rubino con riflessi granati, al naso svela sentori di fiori rossi appassiti, stecca di liquirizia, incenso e china su un sottofondo speziato di noce moscata, ginepro e chiodo di garofano che conferiscono intensità e complessità. Di media struttura, il sorso è equilibrato e molto piacevole. Chiude elegantemente con una discreta persistenza.

1998 alc. 13,18% estate eccezionalmente calda che ha anticipato di 15 giorni la vendemmia.
Con riflessi granati, al naso la frutta sotto spirito accompagna note di viola appassita, pepe verde, cioccolato, eucalipto, rabarbaro e china. Al palato, struttura, acidità e tannino vellutato fanno dimenticare i suoi 25 anni di vita. Finale persistente che chiude con note balsamiche e di liquirizia dolce.

2005 alc. 14,00% sarà ricordato come l’anno di una “grande vendemmia” nonostante o grazie ad un andamento climatico piuttosto anomalo.
Di gran lunga il mio preferito tra i sei. Rosso rubino intenso con leggeri riflessi granati, al naso si esprime subito con note di viola, mora e arancia sanguinella per poi lasciare spazio ad un incredibile ventaglio di spezie dolci.
In bocca è avvolgente, fresco e sapido ed i tannini, perfettamente polimerizzati, lo rendono estremamente equilibrato. Finale lungo con ritorno di note minerali e balsamiche.

2011 alc. 14,00%Vendemmia difficile, estate fresca fino ad agosto per poi diventare tropicale.
Rubino intenso, al naso prevale la parte balsamica e di erbe officinali, con note di frutti neri, tabacco e liquirizia. Il sorso è avvolgente ed il tannino ancora ben presente. Tornano nel lungo finale note minerali e balsamiche.

2019 alc. 14,50% una vendemmia a 5 stelle a Capezzana
Rosso rubino intenso, All’olfatto è elegante e complesso con sentori di ciliegia matura, viola, foglia di pomodoro, marasche, pepe nero, chiodo di garofano, cuoio e caffè. Struttura e alcool sono sostenuti da una bella spalla acida e tannini levigati.
Finale lungo, con retrogusto che tende alla liquirizia dolce.
Da riassaggiare tra 10 anni.

 

Termina qui il nostro percorso tra vino, storia, azienda e famiglia.

Un ringraziamento speciale va a Giampaolo Zuliani che come sempre accompagna la nostra delegazione nei momenti più importanti e alla Famiglia Contini Bonacossi per averci aperto le porte della Villa.
Grazie anche ai Sommelier in servizio Segio Venturi e Marcello Taglianetti.

… Se giara io prendo in mano di brillante Carmignano, così grato in sen mi piove che d’ambrosia e nettar non invidio a Giove.” 1.600 Francesco Redi

Articolo di Virginia Fossi