Potrebbe interessarti anche...

IL NETTARE DI BOSA

Della malvasia si racconta che si sia diffusa nel bacino del mediterraneo grazie a Venezia ed alla sua potenza navale. La laguna, fin dal II°

Leggi Tutto »

ROMAGNA ALBANA DOCG

Lo spirito cordiale dei romagnoli ben si esprime in questo avvolgente vino dalla forte personalità   Stavolta la nostra trasferta fuori regione ci porta in

Leggi Tutto »

PASSAGGIO NEI VIGNETI DELLA VALTELLINA RETICA

“QUI DICITUR LONGOBARDIA VEL VALLIS TELLINA”

Recitava un documento del 775 scritto da Carlo Magno, ovvero, qui siamo nella valle di Teglio, antico centro abitato che domina la media valle dell’Adda.

Una gola a nord della regione Lombardia confinante con la Svizzera, attraversata dal fiume Adda che separa i due versanti alpini, il versante Orobico,  quasi totalmente all’ombra,  l’altro versante ,  il retico,  vocato alla viticoltura, altamente soleggiato, tanto da vantare un numero di ore/luce pari a quello di Pantelleria, che si snoda per quasi 50 km da poco prima di Sondrio fino a Tirano.

Qui, piccoli fazzoletti di terreno sono stati letteralmente strappati alla montagna dall’opera dell’uomo, 2500 Km di muretti a secco che si inerpicano da 250 mt fino a 750 mt di altitudine sul versante delle alpi retiche, modificando e ridisegnando il profilo della montagna.

Dal 2018 l’arte dei muretti a secco è entrata a far parte del Patrimonio Immateriale dell’UNESCO .

Le comunità montane di Sondrio e Tirano sovvenzionano corsi per ”operatore edile di muretti”,  aperti a studenti e appassionati, con l’obiettivo di formare chiunque possa contribuire al mantenimento e l’ampliamento di questa realtà.

Qui si ha la viticoltura eroica,  iniziata in Valtellina con i monaci di Dona in Valchiavenna e dai religiosi di Santa Perpetua a Tirano.

Nasceva così nel 1500 una comunità ecclesiastica che organizzava, produceva e commercializzava un prodotto ottenuto in condizioni estreme.

Una forte spinta alla realizzazione dei terrazzamenti con i muretti a secco venne poi,  durante l’occupazione della Valtellina,  da parte della lega Grigia(popoli di lingua tedesca),  che durò per più di 2 secoli .

I Grigioni tenevano molto a queste terre di montagna, che erano in grado di rifornirli di prodotti che a loro mancavano, come il vino rosso.

Fin da allora il vitigno maggiormente presente era il “cuinasca”,oggi la CHIAVENNASCA.

Dopo il 1600 sono numerosi i contratti agrari dove si parla di cuinasca  o  ciu-vinasca  (più adatta a fare vino),  geneticamente identificato con il

NEBBIOLO PIEMONTESE  che,  essendo un vitigno adattivo ed essendo presente in questa valle da più di 500 anni, forte del suo isolamento, si è adattato tanto da poterlo considerare un vitigno autoctono, riuscendo ad esaltare le caratteristiche di quest’ uva di montagna.

E’ qui, sul versante retico, che grazie all’esposizioni alla luce solare, la pianta gode di una maggior fotosintesi, che si traduce in un alto deposito di zuccheri.

Le temperature più fresche e gli sbalzi temici, che oscillano tra gli 8° notturni ed i 20° diurni, conferiscono al vino eleganza e corredo aromatico.

La BREVA, brezza che proviene dal lago di Como, asciuga il frutto rendendolo sano. I muretti in pietra ,riscaldati dalla luce solare, restituiscono calore nelle notti fredde cullando le radici delle piante.

Tutte queste caratteristiche, insieme all’esperienza dei vignaioli, favoriscono vini strutturati ,equilibrati, eleganti ed adatti alla lunga conservazione.

Attualmente le vigne di chiavennasca, sono presenti per oltre il 90% degli impianti, ma si trovano anche piccole parcelle di vitigni da sempre nella valle:

La ROSSOLA NERA che se presente in uvaggio delle denominazioni in Valtellina, apporta acidità potenziando le possibilità di invecchiamento del vino.

La PIGNOLA VALTELLINESE con note di frutta secca e maggior sapidità.

La BRUGNOLA  usata anche come uva da tavola per il suo frutto croccante.

La BERZAMINA invece possiede un alta concentrazione zuccherina.

L’areale della Valtellina può contare su un IGT una DOC e ben 2 DOCG.

I vini sia bianchi che rossi , nonché passiti e vendemmie tardive, da uve consentite e coltivate nella valle possono rientrare nella denominazione

IGT ALPI RETICHE .

IL VALTELLINA ROSSO e le altre denominazioni, secondo il disciplinare, devono avere una percentuale di chiavennasca min.del 90%.

La DOCG arriva nel 1998 per il VALTELLINA SUPERIORE ,prodotto nei vigneti con la migliore esposizione solare, dimostra di essere un vino preciso, rigoroso, elegante, è un vino che accoglie volentieri sia le sfumature dei terreni da cui nasce, sia le espressioni dei vignaioli che interpretano la sua anima nobile.

IL riconoscimento per la DOCG SFORZATO di VALTELLINA arriva nel 2003, deve il suo nome ai grappoli raccolti e lasciati ad appassire fino a che non hanno perso almeno il 40% del peso, ottenendo così una concentrazione di succhi, zuccheri e aromi.

IL disciplinare prevede 5 sottozone distinte, le M G A (menzioni geografiche aggiuntive) che mettono l’accento, proprio sulle note che questo vitigno coglie dai terreni sul quale viene coltivato .

MAROGGIA : questa sottozona è caratterizzata dalle presenza di boschi, è la zona più ad ovest della valle vitivinicola, i suoi vini risultano di buona struttura, eterei con tannini vigorosi. Qui 10 ettari sono coltivati da piccoli produttori, rappresentati dalla cantina ASSOVIUNO che significa “città del vino”

SASSELLA : sono di gneiss le rocce affioranti nel terreno che danno il nome a questa sottozona , una bella esposizione al sole, tra vigneti e fichi d’india, anche qui ci imbattiamo in una cooperativa TRIASSO E SASSELLA, la loro versione del Valtellina superiore DOCG riserva “I CIAZ” , prodotta solo nelle annate migliori, ricorda spezie e frutti maturi, un bell’accenno alla sapidità e giusta tannicità.

GRUMELLO: con la sua zona “dossi salati”,

INFERNO: che deve il suo nome alle alte temperature che raggiunge in estate,

VALGELLA: il dialettale “valgel” indica una zona ricca di torrenti.

Queste ultime MGA hanno produttori che sono passione e competenza e che hanno fatto la storia della Valtellina vitivinicola. Da AR.PE.PE  passando per NINO NEGRI e SANDRO FAY ,fino ad arrivare a BALGERA  ed ai giovani ragazzi di DIRUPI si incontrano vini di grande finezza con netti profili olfattivi che si riscontrano poi al palato, piccoli frutti, alloro, ginepro, tannini non invadenti ma vigorosi ed armonici ,vini adatti a lunghissimi affinamenti che, fanno emergere nette le note balsamiche e le resine.

Arriviamo infine a Tirano, il paese più a nord-est ,al limite della DOCG ,qui troviamo vigneti che arrivano fino ad 800 mt di altitudine ,con forti pendenze e vecchie vigne piantate a ritocchino per sorreggere la montagna,  estremi gli sbalzi temici .

Ci imbattiamo in vini con tanta qualità ,eleganti, con note di fiori e frutta delicata nei vini giovani, come il rosso di Valtellina DOC,  vini ricchi con  mille sfumature sono, invece, le DOGG che maturano in legno.

Qui capiamo che in alcuni casi, l’uva si vendemmia in più volte, con diversi gradi di maturazione.

La prima vendemmia, serve a raccogliere le uve con la buccia più sana e più spessa, appena matura che servirà per la produzione del più nobile, lo “SFORZATO DOCG”, che ha necessità di maggiori acidità per l’appassimento nei fruttai, dove verrà lasciato per almeno 3 mesi, poi mosto ottenuto, sarà messo nei tini per avviare la fermentazione alcolica fino ad ottenere un vino passito secco, ricco di aromi e strutturato pronto a riposare in legno.

Un viaggio in queste terre, lascia nei cuori e nelle menti l’immagine del versante alpino ridisegnato con forza e caparbietà dal lavoro certosino dell’uomo e dal suo indissolubile legame con la vite, capace di spingersi fino a dove volano le aquile ,restituendo in un sorso vigore, profumi delicati e tanta eleganza.

Articolo di Valeria Betti