Panzano: The heart of Chianti
24 Marzo 2023
RIPARTIAMO DALLA TERRA…DAI VIGNETI CA’ DU FERRA’!
2 Maggio 2023
Show all

Verticale di Nosiola

“Sarà capitato anche a voi, di avere una musica in testa …” diceva una vecchia canzone anni 60: io, da un po’ di tempo, in testa avevo un vitigno!

Quando gironzolando su internet mi sono imbattuta in una verticale dello stesso, come potevo mancare? E quindi eccomi qua, un tardo pomeriggio marzolino, con un palazzo Pitti illuminato da una luce fiabesca a verificare se le aspettative che mi sono fatta corrispondano o meno alla realtà del bicchiere.

L’evento è una verticale di Nosiola proposta da Massimiliano e dal suo team del BStation di Firenze.

Si entra e ci viene chiesto se desideriamo condividere un tavolo con altre persone o sedersi in un tavolo solo per noi … chiaramente viriamo sulla prima possibilità e mai scelta fu così azzeccata! Da lì a pochi minuti ci troviamo a disquisire e, complice il vino, a ridere e divertirci con un’umanità cosmopolita.

Extra verticale ci viene offerta la prima sorpresa della serata. Si aprono le danze con bollicine rosè metodo classico Cantina del Signore, millesimato 2020, 100% nebbiolo di Gattinara. E se il buon giorno si vede dal mattino … Alla finezza del perlage si aggiunge il corpo del vitigno soddisfacendo in pieno i miei gusti “difficili” in tema di spumanti.

Ma veniamo al protagonista della serata.

“Il” o “La” Nosiola? Abbiamo scoperto che il genere con il quale si identifica il vitigno dipende dalla zona di produzione. Nella Valle dei Laghi, nella zona sud-occidentale del Trentino è “la Nosiola”, in Val di Cembra e nella Vallagarina si usa “il Nosiola” al maschile.

E da cosa deriva il nome? Secondo alcuni deriverebbe dalla parola italiana “nocciola”, un po’ per il colore dei tralci del vitigno e un po’ per il tipico aroma del suo vino. Secondo altri deriverebbe dal celtico “nos” = “nostro”, in riferimento al carattere autoctono del vitigno. Questo è infatti l’unico vitigno bianco autoctono del Trentino e su 7000/8000 ettari vitati dell’area, solo 70/80 sono dedicati a quest’uva.

Dalla raccolta medio tardiva se ne ricava una versione bianca secca ma va segnalato il Vino Santo, prodotto principalmente nella Valle dei Laghi. Questo vino si caratterizza per una lenta e controllata fermentazione delle uve fatte appassire su appositi graticci, le “arele”, e poi pigiate la settimana di Pasqua.  Questo speciale passito del Nord viene anche detto “passito dei passiti”, perché è il vino che vanta l’appassimento naturale più lungo.

La verticale di stasera sarà però a base di bianco secco in purezza dell’ Azienda Agricola Salvetta le cui vigne si trovano nella Valle del Sarca, posizionate a circa 250mt slm e accarezzate  dalla mattutina corrente del Limarò e nel pomeriggio dall’Ora del Garda che in un clima semi meditteraneo sono il plus ideale per la maturazione della Nosiola.

La vendemmia si svolge a fine settembre/ottobre, e dopo una pressatura soffice, si lascia il mosto a contatto con le bucce. La separazione avviene in modo naturale e la fermentazione termina in botti di acacia rimanendo sui lieviti fino a maggio giugno dell’anno successivo.

Il primo assaggio è dell’annata 2020. Appena Massimiliano lo versa nel calice ho un sussulto … ma non doveva essere un bianco trentino? Il colore mi stordisce; si tratta di un giallo dorato intenso che tende all’arancio. Il profumo poi!! Riempie il naso di profumi di camomilla e gelsomino. Il sorso è caldo, morbido, fresco perfetto sull’abbinamento con un piatto di sushi (riso, tonno, gambero e branzino). Un tocco di peperoncino sembra avere la meglio sul vino ma la persistenza di quest’ultimo riesce a domarlo pochi secondi dopo.

La seconda annata è un 2018. Il colore si presenta più scarico, l’olfatto perde le note più floreali per dar spazio a forti profumi di pietra focaia quasi a ricordare un riesling. Si apprezza di più la sapidità che esalta una pappa al pomodoro con pesce.

Si chiude la verticale con un 2015 che perde del tutto i profumi di fiori freschi sostituendoli con sentori di fiori appassiti, di acacia e di nocciola. Diminuiscono i profumi aumenta l’esplosione in bocca perfetto connubio con una tartare di branzino con veli di fragola e kiwi a contorno.

Ok, Nosiola 1 vs pregiudizi sull’”invecchiamento” dei bianchi del nord 0!

Chiusura fuori programma.

Penso che la serata si chiuda qui, pienamente soddisfatta di ciò che ho degustato e rimandando l’appuntamento con la Nosiola (mi piace immaginarla “femmina”) alla versione passita … e invece! Caso, benedetto il caso! vuole che oggi sia il compleanno di Massimiliano (auguri!) che ci regala un calice di VINUPETRA (Etna Rosso) Salvo Foti 2016. Le viti di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Granache e Francisi  con un età media di 100 anni, crescono su pietre laviche a 520mt slm sul versante nord dell’Etna. La coltivazione del vigneto è a Alberello Etneo e la raccolta manuale avviene nella seconda decade di ottobre. 12 mesi di affinamento in legno e diversi anni in bottiglia danno vita a un vino profumato di rosa, amarena, mora, di corpo, caldo, con un tannino vellutato … l’ideale per una buona notte e un arrivederci alla prossima!

Articolo di Alessandra Tempestini